REGIME FORFETTARIO: PARTITA IVA PER FREELANCE

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Oggi vediamo un argomento del mondo fiscale. Parliamo di Regime forfettario per aprire Partita IVA come freelance. Se sei quindi un professionista del mondo digitale o lavori come content creator, questo articolo fa per te.

Partita IVA per i freelance

Partiamo da qui. La figura del freelance (o libero professionista) dopo la pandemia è diventata una delle professioni più diffuse. Purtroppo ci sono ancora tanti dubbi irrisolti sulla gestione fiscale di queste figure professionali.

Intanto, ricordo che lavorare come freelance significa aprire Partita IVA a proprio nome. Questo implica anche tutta una serie di adempimenti da rispettare. 

In questo articolo vediamo tutte le novità riguardanti il regime forfettario, che è il regime fiscale all’interno del quale si inquadrano i liberi professionisti. 

Dalla prestazione occasionale al regime forfettario

Tutti coloro che sono freelance (soprattutto nel campo del digital) potranno confermare che prima di arrivare ad aprire Partita IVA con il regime forfettario hanno utilizzato come metodo di pagamento la prestazione occasionale.

Infatti, se sei agli inizi e non fatturi fino ad un massimo di 5.000 euro annui potrai decidere di farti pagare con una ritenuta d’acconto. Tutti pensano che il passo che i liberi professionisti fanno da questa modalità alla Partita IVA sia dovuto al superamento di questo limite. 

In realtà, il punto è proprio la natura di questi due strumenti fiscali. La prestazione occasionale infatti è guidata dal principio di occasionalità, la Partita IVA dal principio di abitualità.

Cosa vuol dire? Che il servizio di un freelance che lavora con prestazione occasionale deve essere un servizio erogato UNA TANTUM. Se invece è un servizio che viene erogato e poi rinnovato, la legge ti obbliga nell’arco di poco tempo a scegliere la Partita IVA per fatturare ai tuoi clienti.

Nuovo decreto 2023 e regime forfettario 

Senza soffermarci su come funziona la ritenuta d’acconto e su come aprire Partita IVA, parliamo ora del punto di vista legale del regime forfettario. Andiamo quindi ad analizzare le regole da seguire e le novità introdotte dal nuovo decreto legge 2023.

Per chi ancora non lo sapesse vi indico una “definizione” per questo regime fiscale. Stiamo parlando dell’unico regime agevolato disponibile in Italia. Perché? Perché garantisce un’aliquota al 15% sull’imponibile, che viene ridotta al 5% per i primi 5 anni se stai avviando una nuova attività.

Nel 2023 sono state introdotte diverse novità. La prima (e forse la più importante) è l’aumento del limite di compensi e ricavi: da 65.000 euro a 85.000 euro. Attenzione però, se nell’arco dell’anno in corso superi questa soglia, l’anno successivo sarai costretto a passare al regime ordinario. 

Il nuovo governo ha poi introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica anche per questo regime fiscale. Infatti, da luglio 2022 tutti i forfettari che durante il 2021 hanno registrato ricavi o compensi superiori a 25.000 euro dovranno fatturare elettronicamente. L’obbligo si estenderà poi a tutti con l’avvento del 2024.

E le spese?

Purtroppo le spese non sono deducibili. Ad eccezion fatta per i contributi previdenziali versati in ciascun periodo d’imposta, non potrai portate in deduzione le spese sostenute per l’esercizio della tua attività.

La prossima settimana vedremo quali sono le caratteristiche di un contratto da Freelance che fattura ai propri clienti con Partita IVA nel regime forfettario.

Clicca qui per un approfondimento sul tema. Contact

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